THE ONE YAMAHA YZF-R1
8.12.2003 Yamaha YZF-R1: Una sigla che ha cambiato il significato del termine “Supersport” (1)
Piccola storia dell’R1, sfogliando le pagine di Motociclismo dal ’97 ad oggi.
A cura di Dennis Skylondon
Che bollisse qualcosa nella pentola di mamma Yamaha si sapeva già da tempo, ormai la concorrenza era davvero agguerritissima e il vecchio modello della casa di Iwata non poteva proprio reggere il confronto né prestazionalmente né esteticamente e quindi la casa dei Tre Diapason si rimboccò le maniche e mosse il miglior gruppo di tecnici ed ingegneri per sviluppare il primo progetto, soprannominato fin da subito, “no compromise” della ipersportiva Yamaha che tutti oggi noi conosciamo: la YZF-R1.
Cercheremo in questo piccolo articolo di percorrere le tappe evolutive della millona di Iwata aiutati dalla memoria a nostra disposizione che per l’occasione è, come il titolo ci dice, Motociclismo.
I CAPITOLO DELLA SAGA “NO COMPROMISE”
In occasione del Salone di Milano del 1997 venne presentata ufficialmente la nuova arma sportiva Yamaha, poco a che fare con quello che a Iwata già c’era in casa, insomma un concentrato di novità e tecnologia mixata in un’estetica al limite dell’aggressività e sportività.
Solo 177 kg distribuiti su un interasse di 1395 mm e spinti da un motore di 150cv, questi furono i dati dichiarati al momento della roboante presentazione al salone milanese. Tolti i veli che la coprivano le concorrenti invecchiarono in un lampo.
Yamaha YZF-R1 model year 1998 bianco/rossa
Le principali novità erano il motore ultracompatto e praticamente il più leggero sul mercato se consideriamo che risultava essere 9kg più leggero della precedente YZF ThunderAce (65 contro 74) ben 2kg più leggero della concorrente di casa Honda e poco più pesante (mezzo chilo) di quello della sportiva di casa Suzuki ricordando però che allora sul mercato c’era solo la 750 GSX-R.
I lavori fatti dai tecnici Yamaha chiaramente non si limitavano solo al peso, considerando che per esempio l’interasse del motore era sceso di oltre 8 cm, ottenuti con la rotazione del cambio e del gruppo frizione che si sono quindi avvicinati ai cilindri.
Alesaggio e corsa differenti dalla precedente 1000 e valvola Ex-Up maggiormente sofisticata assieme ad una nuovissima versione del telaio Deltabox giunto così alla sua seconda generazione (Deltabox II).
Notevoli novità anche a livello di scelte ciclistiche quali per esempio escursioni di forcella e ammortizzatore superiori alla media, forcellone di lunghezza importante per migliorare la trazione e la stabilità ed ecco il corretto mix che sulla carta incoronavano già regina la neonata R1 primogenita di una stirpe di moto ultrasportive firmata da casa Yamaha e primo esemplare mirato a ridisegnare il concetto di produzione di moto sportive.
Le prime prove sulle riviste del settore appaiono sul finire del 1997 prima ancora che la moto possa realmente vedere la luce delle concessionarie ufficiali Yamaha e così Motociclismo regala un bel servizio nel mese di Dicembre, regalo ben apprezzato dalla maggior parte degli smanettoni Italiani.
Fin dalle prime righe della prova (mix tra strada e pista) emerge che la R1 è una purosangue sportiva e che, nonostante l’utilizzo su strada non sia penalizzante per l’esuberante coppia e stabilità che è in grado di esprimere, la sua via preferita è certo quella che pota ad un circuito.
Viene definita estremamente affascinante ma chiaramente vengono sottolineate le prestazioni dichiarate (ribadisco ben 150 cv) e viene elogiata infine “una ciclista sopraffina con sospensioni e freni al top”.
Serbatoio piccolo e snello consentono di appoggiarcisi sopra per schiacciarsi dietro il rastrematissimo cupolino, la sella è confortevole quanto la si vorrebbe ed è ampia da permettere spostamenti comodi in sella e anche l’arretramento da parte dei più alti. Le pedane si trovano nella posizione ove le si vorrebbe posizionate subito per andare forte e per sentirsi realmente su una moto dall’indole sportivissima come annunciano anche i manubri bassi e molto aperti.
La posizione di guida risulta essere quindi con il sedere piuttosto in alto e il busto spostato verso l’anteriore come le vere moto da gara.
Benché le quote ciclistiche, le prestazioni dichiarate e il ridotto peso facciano a pensare a una belva da domare visto l’esuberante carattere nevrotico, la realtà presenta una moto perfettamente equilibrata, un avantreno alquanto solido per l’utilizzo consentito su strada avantreno che si fa sempre più guidabile con l’aumentare del ritmo come una vera sportiva dovrebbe essere.
Una carta realmente vincente su questa moto risulta essere l’erogazione che oltre ad essere molto vigorosa è sempre elastica e fluida benché a ritmi ridotti venga un pochetto penalizzata a livello di guida da un cambio rumoroso e piuttosto ruvido, cambio che migliora decisamente quando si cerca di spremere maggiormente il motore, motore che permette di puntare diritti al cielo nelle marce più basse e che permette comunque una vigorosissima spinta anche nelle marce alte quali per esempio la quarta.
Il valore che in casa Yamaha hanno saputo aggiunge re a questa sportiva è l’estrema guidabilità che consente discese in curva estremamente rapide come estremamente rapida risulta la successiva risalita, dove forse la R1 risulta un pò meno rapida sono le curve a stretto o strettissimo raggio dato che non comunica quella sensazione di “caduta” all’interno della curva sensazione che però spesso non si desidera e che comunque della quale si fa volentieri a meno visto l’estrema precisione e comunicabilità che però la ciclistica possiede.
La forcella su strada lavora in modo impeccabile almeno quanto i perfetti freni , e la ciclistica stabile permettono di osare sempre di più su curvoni veloci anche da oltre 200 km/h.
In circuito le impressioni di guida sostanzialmente non vengono stravolte benché le gomme di primo equipaggiamento del modello provato nell’occasione (Mez3 ant, Mez4 post) non fossero tipicamente sportive.
La moto risulta sempre perfetta e neutra scende in piega con precisione senza allargare nemmeno nelle curve lente dove il motore in uscita scarica maggiormente la coppia esuberante che viene stupendamente “riempita” dall’ottimo lavoro svolto dalla valvola Exup che permette di spingere dai 2.000 ai 12.000 giri senza un attimo di esitazione da parte del motore.
Nelle varianti molto strette la R1 non risulta certo essere l’esemplare sportivo più veloce ma il comportamento risulta sempre essere impeccabile e preciso anche se magari l’ingresso per errore non è stato impostato correttamente, insomma è una moto facile da guidare e che ti permette di dedicarti maggiormente alla guida senza doverla domare ad ogni istante.
I cambi di direzione veloci invece la vedono estremamente favorita data dall’estrema precisione di guida e dall’ottima ripartizione dei pesi il tutto aiutato da una posizione in sella che durante gli spostamenti del pilota non viene ostacolata da nulla.
L’ultimo piccolo commento va fatto ai freni anteriori che sono sempre estremamente modulabili e potenti , un mix tale è raro trovarlo su altre concorrenti.
Brevemente l’unica cosa che necessiterebbe di qualche piccolo miglioramento è il cambio che come detto qualche riga sopra risulta rumoroso e duretto alle basse andature ma che comunque migliora con l’aumentare dei ritmi.
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