Elezioni USA 2024

ANGELO GIORGI:  Le previsioni di Voto in USA 2024

Quella che si terrà il prossimo 5 novembre sarà la sessantesima elezione quadriennale del presidente degli Stati Uniti d’ America e insieme alle elezioni presidenziali, si svolgeranno nello stesso giorno anche le elezioni del Congresso federale, che dovrà rinnovare i seggi della Camera dei rappresentanti e quelli del senato, oltre al rinnovamento  dei governatori degli Stati federati.

La sfida vedrà  contrapporsi l’ex presidente Donald Trump, candidato per il partito Repubblicano e Kamala Harris, candidata per il partito Democratico, dopo che il presidente in carica Joe Biden ha annunciato il suo ritiro dalla corsa alle presidenziali ed espresso il suo sostegno alla vicepresidente. Biden inizialmente aveva deciso di candidarsi per un secondo mandato, ma dopo alcune sfide  televisive non rosee, fra tutti l’acceso dibattito alla CNN, il 21 luglio anche in seguito ad una crescente  pressione all’interno del partito e al congelamento di 90 milioni di fondi elettorali da parte di donatori ultra millionari, ha preso la decisione di farsi da parte.

Inoltre dopo il fallito attentato a Donald Trump del 13 luglio a Butler, contea a nord di Pittsburgh, durante un comizio elettorale in Pennsylvania, i sondaggi del presidente in carica erano crollati, facendo correre ai Democratici il rischio di una debacle storica. Per tradizione nelle elezioni americane si usa il metodo di assegnazione del first-past-the-post, ossia il maggioritario secco dove, in ciascun collegio uninominale il vincitore è il candidato che prende più voti a prescindere dal suo numero.

Il sistema è conosciuto anche come The winner takes all ovvero “il vincitore prende tutto”.

L’uninominale maggioritario fa tendere il sistema verso il bipartitismo, dove il panorama politico, dominato da solo due grandi partiti principali, è basato sull’alternanza.

Questo sistema avviene in tutti gli stati tranne nel Maine e nel Nebraska che hanno adottato un approccio diverso. Essi utilizzano il metodo del distretto Congressuale, questi stati assegnano due grandi elettori al vincitore del voto popolare locale generale e un altro al vincitore del voto popolare in ciascun distretto

(due nel Maine e tre nel Nebraska).

Ciò crea molteplici combinazioni in queste realtà che possono portare ad un voto elettorale diviso. Il Maine ha promulgato questa regola prima delle elezioni del 1972, mentre il Nebraska a partire delle votazioni del 1992, vent’anni dopo. La prima scissione è avvenuta nel 2008.

Quell’anno Obama vinse il secondo distretto del Nebraska ottenendo un voto elettorale democratico per la prima volta dal 1964. Il Maine ha avuto la prima scissione nel 2016, quando Trump ha vinto anche lui il secondo distretto.

Alle ultime elezioni, quelle del 2020, questa situazione si è ripetuta ancora una volta, il secondo distretto infatti è stato vinto dal candidato perdente del voto popolare nell’intero Stato. Si tenga presente come sia matematicamente impossibile per il vincitore del voto popolare dello stato farlo senza prevalere in almeno un distretto.

 

Prima delle elezioni effettive, dunque, si svolgono una serie di elezioni primarie, aventi lo scopo di individuare il candidato di ogni partito; questa fase di norma si svolge entro la prima metà dell’anno in cui si disputano le elezioni. La procedura è indiretta, in quanto gli iscritti di ogni partito nominano dei delegati, che poi sono chiamati ad eleggere il candidato in una Convention che ufficializza le nomine alla presidenza e alla vicepresidenza (il cosiddetto ticket).

Rispetto alle precedenti tre elezioni, la ripartizione del numero dei grandi elettori all’interno dei vari stati è cambiata per effetto del censimento del 2020.

In particolare il Texas ha guadagnato due grandi elettori, la Carolina del nord, il Colorado, l’Oregon, la Florida e il Montana ne hanno guadagnato uno, mentre la California, l’Illinois, il Michigan, l’Ohio, la West Virginia, la  Pennsylvania e lo stato di New York  hanno perso un grande elettore. Questa nuova ripartizione rimarrà in vigore fino alle elezioni del 2028 comprese e nel 2032 gli elettori saranno nuovamente redistribuiti dopo il censimento del 2030.

Ricordiamo che i grandi elettori sono dei delegati, nominati dagli elettori, che scelti anticipatamente dai partiti si riuniranno nel collegio elettore per eleggere direttamente il presidente.

L’elezione del 5 novembre sarà tra le più polarizzanti della storia del paese, con due candidati fortemente divisivi e antitetici. Kamala Harris, che ha scelto come candidato alla vice presidenza il governatore del Minnesota Tim Walz, è la seconda donna ad essere nominata dai democratici, dopo Hillary Clinton nel 2016, ed è inoltre la prima indo-americana e prima donna ad essere d’origine afro-americana,

(la seconda persona in assoluto dopo Barack Obama nel 2008 e 2012).

Trump invece, oltre ad aver scelto il senatore dell’Ohio J.D. Vance alla vicepresidenza, è alla sua terza candidatura consecutiva. Le principali questioni e temi di discussione della campagna elettorale saranno: il diritto all’aborto, la democrazia, il cambiamento climatico, l’economia, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la politica estera, i diritti LGBT, l’immigrazione e conseguentemente la sicurezza delle frontiere. Un altro tema scottante è l’attacco condotto da Hamas contro Israele dal 7 Ottobre 2023 e la conseguente guerra che ne è scaturita, per cui i Democratici hanno mostrato meno propensione ad aiutare acriticamente Israele, laddove il partito Repubblicano con il suo leader Trump hanno proposto addirittura di eliminare la striscia di Gaza e deportarne la sua popolazione.

Durante tutta la campagna elettorale ha fatto poi molto discutere il Project 2025 della Heritage Foundation (un istituto la cui missione è di promuovere i valori conservatori basati sul libero mercato, la libertà individuale e una base di difesa forte) un programma politico di stampo autoritario, tale progetto mira a portare l’intero ramo esecutivo dello stato federale sotto il diretto controllo del presidente, altri temi presenti sono la netta diminuzione della sanità pubblica e del welfare in generale, la deportazione di massa dei clandestini, la negazione dei cambiamenti climatici, l’eliminazione della difesa dei diritti LGBT oltre ad una forte limitazione dell’aborto e dei contraccettivi. Sebbene l’agenda del candidato Trump, ribattezzata ufficialmente Agenda 47 (dove il numero si riferisce al fatto che se eletto, Trump sarebbe il quarantasettesimo presidente USA) non includa diversi punti del Project 2025, molti osservatori politici pensano che esso in realtà sia una parte del vero programma che l’ex presidente tenterebbe di realizzare una volta eletto.

Trump inoltre è il primo presidente nella storia degli Stati Uniti ad essere sottoposto a impeachment due volte e il primo a candidarsi nuovamente; egli è stato sottoposto una prima volta a impeachment nel Dicembre del 2019 per abuso di potere e ostruzione al Congresso e di diffondere informazioni false riguardo l’interferenza russa nelle elezioni del 2016, il secondo impeachment è avvenuto invece nel Gennaio del 2021 per incitamento all’insurrezione, in relazione al suo ruolo nell’assalto al Campidoglio del 6 Gennaio.

Entrambi gli impeachment sono stati respinti dalla Camera dei rappresentanti. In virtù poi del ruolo nell’assalto a Capitol Hill, evento scatenatosi a seguito di affermazioni discutibili da parte del Tycoon, secondo cui le elezioni del 2020 sarebbero state truccate e gli sarebbero state sottrattela Corte Suprema del Colorado e il segretario di stato del Maine hanno dichiarato Trump ineleggibile a ricoprire cariche pubbliche ai sensi del quattordicesimo emendamento della Costituzione Americana; tuttavia questi tentativi sono stati vani poiché, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito all’unanimità che gli stati federali non hanno l’autorità di determinare l’eleggibilità per un’elezione nazionale.

Nel 2024 comunque Trump è stato condannato penalmente per 34 capi di imputazione legati alla falsificazione di documenti aziendali, diventando cosi il primo presidente degli USA ad essere dichiarato colpevole di un reato.

Dopo i due principali partitici, contano anche dei partiti terzi come il partito Libertario, il partito Verde e il partito della Costituzione  che hanno annunciato i rispettivi candidati, anche se le loro possibilità di venire eletti è praticamente nulla.

Oltre a questi partiti minori si sono  presentati pure delle personalità indipendenti come Cornel West, filosofo e attivista per i diritti civili e Robert Kennedy Jr., (ritiratosi però il 23 agosto negli stati chiave a sostegno di Trump dopo essere già fuoriuscito come dissidente dal partito Democratico). I due partiti si differenziano notevolmente, avendo delle ideologie diametralmente opposte. L’ideologia cardine dei Democratici è incentrata sul liberalismo sociale e il progressismo. I Democratici si battono per i diritti civili, la legalizzazione dell’aborto e della cannabis legale, sono per.

Il multiculturalismo e a favore dei matrimoni gay, hanno una visione laica dello stato con la separazione  di questo dalla chiesa, si oppongono all’uso della tortura nonché  della pena di morte e supportano anche delle leggi più severe relative alla regolamentazione delle armi da fuoco. Per quanto riguarda la politica economica sono a favore ad una espansione dei programmi di sicurezza sociale, ad aumentare il salario minimo federale, a sostenere l’assistenza sanitaria e a modernizzare l’istruzione pubblica; aumentando inoltre l’uso delle energie rinnovabili e gli investimenti in ricerca e sviluppo scientifico-tecnologico. Mentre per quanto riguarda il contesto politico Statunitense odierno il partito Repubblicano  rappresenta appieno la destra conservatrice. In ambito economico  esprimono la convinzione che il libero mercato, il capitalismo e la deregolamentazione siano gli unici fondamenti per una autentica prosperità, propongono poi l’abolizione delle tasse sul guadagno in conto capitale, quella riguardante l’imposta sul reddito delle società e la privatizzazione della sanità.

Per quanto riguarda le opinioni in materia di aborto, eutanasia e matrimoni omosessuali, riflettono una impostazione di matrice religiosa; sono a favore anche di una politica estera protezionista e non interventista. Il partito si distingue per un marcato populismo e razzismo, nato a partire dagli anni sessanta con il netto rifiuto al movimento per i diritti civili degli afro-americani, capitanato dal pastore Martin Luther King.

I Repubblicani attuarono la cosiddetta strategia del sud che prevedeva una retorica fortemente razzista, essa serviva ad attirare il consenso della maggioranza assoluta della popolazione che era costituita dai bianchi. Tale strategia  funziona ancora oggi, visto che quasi tutti gli stati del sud votano nettamente a favore dei repubblicani.

Da molto tempo le strategie dei partiti seguono con costanza i trend demografici degli elettori. Alle ultime elezioni il cuore dell’elettorato era compreso tra i 18 e 45 anni d’età, con il 30% dell’elettorato complessivo che è di etnia non bianca. Vari rapporti indicano con certezza che tutte le minoranze come quelle rappresentate   dagli afroamericani, ispanici, asiatici e nativi americani sarebbero chiaramente a favore del partito Democratico, con i liberal che otterrebbero la maggioranza dei voti anche delle donne e dai bianchi molto istruiti (dai diplomati al college agli universitari), i del sono poi in vantaggio anche nelle grandi città, dove il melting pot è molto più marcato.

I Repubblicani che sono invece in maggioranza nelle zone rurali del paese, nelle città con una popolazione medio-piccola  e nella cosiddetta “bible belt“ ovvero quell’area culturale cosi denominata per la presenza di una grande percentuale di persone che professano religioni del protestantesimo cristiano, per lo più appartenenti al movimento evangelico; hanno poi un fortissimo supporto di voti dai cittadini più anziani, dai veterani di guerra, dalle forze dell’ordine e sopratutto dagli uomini bianchi eterosessuali.

Per quanto riguarda infine gli stati: la loro maggioranza ha una chiara preferenza già prima del voto, ci sono degli stati però costantemente in bilico che determinano di volta in volta il risultato finale delle elezioni presidenziali.

Gli stati chiave di queste elezioni, da parte di tutti gli analisti e sondaggisti, sono sette, essi sono: L’Arizona, la Georgia, il Michigan, il Nevada, la Carolina del Nord, la Pennsylvania e il Wisconsin.

Altri stati storicamente in bilico come l’Ohio e la Florida tendono oramai, stando anche ai risultati delle recenti tornate elettorali, verso i Repubblicani.

Infine volendo suddividere la nazione in quattro macro-regioni, si può notare come  gli stati della costa atlantica e pacifica prediligono saldamente i Democratici, mentre gli stati del sud e del Midwest i Repubblicani.

A sottolineare la divisione di un paese spaccato perfettamente a metà basti vedere la cartina delle elezioni del 2020 con 25 stati conquistati dai Repubblicani e gli altri 25 dai Democratici, che ottengono pure i 3 grandi elettori della capitale Washington, la quale ha sempre votato per i Dem in ogni elezione dal 1964 ad oggi.

IPOTESI FINALE ED ANTICIPATA DEI RISULTATI ELEZIONI USA 2024   a cura di ANGELO GIORGI

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Cynthia Osterman , Stephen Farrell , Farouq Suleiman, Seham Eloraby , Rupam Jain

Sharique Nasim  Vanessa Balintec , Zoe Law , Joe Bavier , Kylie Maclellan , Hani Richter

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